Intervista a Marianna Rosati, direttore creativo di DROMe

Marianna Rosati, Creative Director DROMe, ci ha raccontato il percorso formativo e professionale, che l’ha portata ancora molto giovane a lavorare nell’azienda di famiglia nell’ambito della ricerca per le nuove collezioni.

Come è nata la sua passione per la moda?

“Ho vissuto in questo ambiente sin da bambina perché mio padre lavorava già nel settore. Avvicinarmi alla moda per me è stato un percorso naturale, crescendo e avendo modo di entrare più in contatto con i meccanismi creativi, mi sono ancora di più innamorata di questo mondo”.

Qual filosofia guida le creazioni DROMe?

“DROMe nasce con in mente l’idea di rivolgersi a donne con una decisa personalità, che vogliono essere seducenti ma con raffinatezza. Nasce da un mondo eclettico e intellettuale dove musica, arte e fotografia si fondono tra le ispirazioni della collezione. Il progetto inizialmente si è basato sull’uso della pelle come materiale primario, trasformandola in forme e silhouette innovative che la facevano sembrare più vicina a tessuti come seta o cotone. Nel percorso evolutivo del marchio, ho inserito anche maglieria e tessuto per rafforzare l’identità del marchio stesso”.

Quali sono le fonti di ispirazione da cui trae spunto?

“Musica e fotografia sono due delle principali fonti di ispirazione per le mie collezioni (un mio film preferito è “Lost Highway” di David Lynch mentre come brano musicale adoro “Wild is the Wind” nella versione di David Bowie). Amo fare ricerca di libri rari e fotografi sconosciuti che raccontano spezzoni di vita e frammenti di personalità del passato. Amo gli anni 80 e molto spesso prendo ispirazione da questa decade.
Un altro punto molto importante nella mia fase di ricerca (e che in questo periodo storico mi manca tantissimo) è la strada: poter viaggiare e visitare luoghi e città (Londra è uno dei luoghi che amo di più al mondo), fermarsi ad osservare le persone e coglierne la bellezza e le particolarità mi dà sempre un enorme energia e mi spinge a pensare oltre il semplice abbigliamento. Penso alla moda come ad un mezzo per veicolare cultura e conoscenza”.

Quali designer, contemporanei o del passato, ispirano il suo lavoro?

“Prada degli anni 90 è sempre stata un forte punto di riferimento e lo è tuttora perché ne ammiro molto la potenza stilistica e intellettuale. In generale guardo agli stilisti che hanno reso importanti gli anni 80-90, sono una grande amante di Jil Sander e Helmut Lang. Ovviamente Margiela, su tutti, come maestro di poesia e bellezza”.

Quanto conta invece l’innovazione tecnologica nel suo lavoro?

“È molto importante perseguirla costantemente ed è fondamentale per ogni brand cercare di stare al passo con i tempi e con le nuove tecnologie. Fa parte della nostra ricerca per poter offrire un prodotto sempre nuovo e contemporaneo”.

Come si struttura la prossima stagione del brand?

“Al momento, in conseguenza della pandemia, abbiamo ridotto il numero di capi in collezione e il numero di uscite. Solitamente creavamo una pre-collezione e una main collection. Adesso cerchiamo di concentrare tutto in una sola uscita anticipata salvo poi realizzare una piccola capsule dedicata a eventuali show o presentazioni.


Dobbiamo vivere con meno programmazione del solito ed essere dinamici, pronti a cambiare rotta o prendere decisioni a seconda di cosa succede nel mondo intorno a noi. La totale incertezza che caratterizza questo momento storico si riflette anche nel nostro modo di operare che si è dovuto adattare a queste nuove tempistiche e alle nuove richieste di mercato.
Il nostro è un marchio indipendente e sta affrontando sfide gigantesche in questo periodo, con le proprie forze, grande passione e forza di volontà per raggiungere intatti l’altra riva del mare.


Per noi è cambiato il modo di concepire le collezioni, sia nei tempi che nei contenuti. In un certo senso siamo obbligati ad ascoltare attentamente il mercato. Prediligendo la vendita online, tutto ciò che pensiamo lo dobbiamo immaginare prima in una schermo e poi in tre dimensioni. La comunicazione social e digitale ha assunto ancora più importanza rispetto al passato, ma soprattutto creare un senso di comunità intorno a un brand sarà la chiave per il futuro”.

Come affrontate il tema sostenibilità?

“Lavoriamo costantemente e da anni al progetto sostenibilità. La parola stessa racchiude molti livelli e molti aspetti e il settore moda, al momento, fa molta retorica al riguardo, è da capire quante azioni reali corrispondono alle parole profuse. Se parliamo di sostenibilità dobbiamo considerare i vari aspetti che la caratterizzano: tracciabilità e trasparenza del processo produttivo e rispetto dei diritti umani, livello di emissioni, consumo di acqua e sostanze chimiche, materiali e spreco. Nel nostro piccolo cerchiamo, come abbiamo sempre fatto, di apportare progressivi miglioramenti produttivi senza farne necessariamente una questione di marketing.

Il nostro obiettivo è di migliorare costantemente sotto ogni aspetto. La nostra catena produttiva è completamente rintracciabile e trasparente, nel rispetto di tutte le persone che lavorano con noi ed è monitorata in ogni minimo passaggio sia che si tratti di laboratori locali italiani che di aziende con cui collaboriamo fuori Italia. Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri fornitori per cercare materiali che abbiano le certificazioni adeguate per il risparmio di acqua e sostanze chimiche. Anche per quanto riguarda il waste management, produciamo esclusivamente su ordinazione cercando di non fare produzioni extra.

Abbiamo messo in cantiere il progetto DROMe UPCYCLED per riutilizzare materiali in giacenza nel nostro magazzino e dargli nuova vita con una capsule dedicata, limited edition.
La strada che il mondo della moda deve percorrere per raggiungere una vera sostenibilità è ancora molto lunga, ma facendo passi responsabili e strategici possiamo iniziare a cambiare le cose”.

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