Edson Matsuo: Restless dreamer

Attivista creativo del team G+D (Gente +Design) del produttore brasiliano di calzature Grendene, ha iniziato a lavorare per l’azienda nel 1984, senza aver mai disegnato una scarpa prima di allora. Ad oggi, Edson Matsuo ha immaginato oltre 2.000 modelli

Attivista creativo del team G+D (Gente +Design) delproduttore brasiliano di calzature Grendene (20 mila collaboratori), ha iniziato a lavorare per l’azienda nel 1984, senza aver mai disegnato una scarpa prima di allora. Ad oggi, Edson Matsuo ha immaginato oltre 2.000 modelli per i marchi Melissa, Rider e Ipanema (tra gli altri di Grendene).

Il suo percorso professionale la dice lunga su come interpreta la vita Matsuo (“il presente è un presente/regalo”). In un TedTalk di qualche hanno fa raccontò come i suoi genitori – trasferitisi dal Giappone in Brasile – gli avessero dato 6 possibilità di scelta per i suoi studi e il suo futuro lavoro: medicina, medicina, medicina, ingegneria, ingegneria, ingegneria. Lui fece architettura e sviluppò ottime doti di illustratore e caricaturista. Ma proprio quando sembrava aver trovato la sua strada venne coinvolto nel progetto di una bicicletta (per altro una sua passione fin da bambino, che gli costò anche un mignolo a causa di un incidente), il suo primo impegno per Grendene che, al tempo, doveva rinnovarsi e trovare nuove idee per mantenere in attività le proprie macchine a iniezione. Matsuo si inventò una bicicletta profumata e iper-decorata. Un successo! E quando la sua carriera sembrava sui binari, lo presero da parte e gli chiesero di disegnare scarpe.

Su LinkedIn ha compilato così la casella riferita al suo ruolo: CMO – Chief of Mistake Officer – Servindo a Vida pela Arte da Vida.

 

Morale della favola: Edson Matsuo è un essere umano curioso, molto interessante, fuori dagli schemi.

Tanto che anche questa intervista non procede come ci si aspetterebbe.

 

L’intervistato ha voluto intervistare, co-creare, e ogni sua risposta termina con una domanda per ciascuno di noi. “Domande amorevoli e silenziose (?dS – così contrassegnate, n.d.r.), che non hanno bisogno di risposte immediate in questo contesto di modernità fatto di tante certezze assolute”.

Cosa significa per lei “essere creativi”?

La creatività è intrinseca all’essere umano. È presente nella nostra essenza. La persona creativa riesce a materializzarla.

Tutti siamo creativi, la sfida consiste nel saper identificare quando e dove liberarla. Un concetto che ho ascoltato dal biologo cileno Humberto Maturana.

(?dS)# Perché conoscere la distinzione fra i significati delle parole, può facilitare conversazioni costruttive?

Quali sono le sue fonti di ispirazione?

Tutto ciò che vive e ha un senso. La mia ispirazione viene dall’essere presenti nel presente, nelle conversazioni con me stesso e con le persone. Direi che “mi ispiro” dentro di me connettendomi con altre persone di fronte a me e nei giusti contesti. L’ispirazione emerge senza interferenze e controllo.

(?dS)#Perché il razionale può uccidere l’ispirazione?

Cosa aiuta le menti creative a dare il meglio?

Ciò che aiuta è la conoscenza di sé che cerca la consapevolezza dei propri giudizi. I giudizi che ritengo siano semplici confessioni di chi giudica. In questo contesto si innesta il concetto di apprendimento autodiretto (self-directed learning) che può migliorare la versione presente e futura di me stesso.

(?dS)# Perché conoscere l ‘osservatore che sono – cioè colui che “vede + interpreta” secondo i parametri che ho appreso nel tempo, fin da bambino, può ampliare anche la mia immaginazione?

Come si svolge il processo creativo di un nuovo modello Grendene?

Il potere della conversazione è anche ciò che anima la realizzazione di una nuova offerta di prodotti per l’evoluzione delle persone, della cultura, dello spazio, dell’ambiente e del business (cit. Ignacy Sacs sulle 5 dimensioni della sostenibilità).

(?dS)# Perché “il potere delle conversazioni” può essere la base della mia sostenibilità?

C’è una scarpa alla quale è particolarmente affezionato?

Nella mia storia a Grendene, nei miei 36 anni di collaborazione, ho visto realizzarsi così tanti progetti! Perciò è difficile rispondere a questa domanda. Per come vivo oggi, direi che i progetti che più mi piacciono sono quelli che ancora debbono essere lanciati. Più per curiosità del nuovo, e volendo comunque onorare quelli del passato.

(?dS)# Perché celebrare un progetto specifico, includendo tutti gli altri che sono stati necessari per l’apprendimento, rendendo così possibile l’esistenza di quello stesso progetto? 

Ha realizzato molti modelli in collaborazione con famosi designer internazionali. Con chi si è trovato più in sintonia?

Le collaborazioni sono tante e iniziano fin dagli anni ’80 con Jean-Paul Gaultier, Thierry Mugler, Elisabeth Senneville e altri. Direi che i designer internazionali più famosi e importanti con cui abbiamo collaborato sono stati i nostri clienti che ci hanno supportato e dato la possibilità di lavorare con firme tanto importanti.

(?dS)# Perché l’inclusione delle fan di Melissa nelle collaborazioni li riconosce e li ringrazia e celebra quello che facciamo insieme da anni?

Si sente connesso con la Generazione Z e i Millennials?

Il mio focus è sui sentimenti e le emozioni umane e questo trascende i problemi di classificazione delle generazioni. Uno dei maggiori nemici dell’apprendimento e della connessione è la classificazione e la generalizzazione. E visto che ci siamo, generalizzo: le generalizzazioni, generano conflitti.

(?dS)# Perché scoprire l’essenza che ci lega a tutte le generazioni può fornire una migliore connessione con i bisogni senza il preconcetto delle etichette?

A Grendene l’evoluzione tecnologica e la capacità di applicarla per aprire nuovi scenari è sempre stata centrale. Come pensa si evolverà in futuro?

Ho sempre creduto nella “tecH” dove la “H” sta per Human (l’umano). Il futuro di tutti gli sviluppi tecnologici ha essenzialmente al centro chi crea, l’essere umano. Pertanto, i nuovi progetti nasceranno da un nuovo modo di collaborare nella comunità, credendo che la comunità sia lo spazio in cui ciascuno si prende cura dell’altro per uno scopo collettivo. L’evoluzione della tecnologia sarà sempre il risultato di come la utilizziamo, rendendo le aziende marchi unici e differenziati.

(?dS)# perché il futuro della tecnologia può essere essenzialmente legato alla coscienza dell’essere umano e a come funziona collettivamente nelle reti e nelle comunità?

C’è un desiderio o un sogno che vorrebbe ancora realizzare?

L’unico desiderio ha a che fare con il mio IKIGAI [ragion d’essere – http://bit.ly/sobreikigai]: creare uno spazio di relazioni umanizzate.

Ecco l’ultima versione del mio IKIGAI: “Il mio IKIGAI è la mia cura di sé per la mia auto-guarigione, dando opportunità ad altri di prendersi cura di sé, scoprendosi attraverso la creatività e le domande amorevoli e silenziose senza risposte (?dS). La creatività come un modo per liberare ciò che ho e non so di avere (Humberto Maturana) per l’apprendimento autodiretto dal design alla sostenibilità”

(?dS)# Perché IKIGAI è un’opportunità per innovare attraverso la conoscenza di sé, in questa società moderna fatta di spettacolo e dispersione di ciò che siamo e siamo stati?

# Quale il senso di questi minuti di lettura che invitano a mettere in pratica una filosofia di design nella vita?

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