Alessandro Viganò

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Ha lavorato per Sixty, Adidas, Alpinestars, Jacob Cohen, Napapijri, Ducati, Golden Goose e Gianvito Rossi… tanto per citare solo le esperienze presenti sul suo profilo Linkedin. Ma quale è stato l’approccio di Alessandro Viganò alla moda?

“Mi ci sono appassionato grazie all’influenza dei miei genitori e dell’area del triangolo tessile cotoniero di Legnano-Busto Arsizio-Gallarate, in cui sono cresciuto.

Mi sono avvicinato all’universo Moda con metodo, studio e pratica. Fin dalla mia formazione mi sono dedicato in egual misura alla parte artistica ed emozionale, tanto quanto a quella tecnica e di esecuzione. Ho sempre sperimentato, ma cercando, ogni volta, di creare qualcosa che potesse essere prodotto e messo in commercio.

La tecnologia, oggi, progredisce rapidamente e con essa le possibilità d’espressione creativa (penso, per esempio, alla stampa digitale diretta su tomaia), perciò è necessario continuare a studiare, essere curiosi per stimolare la crescita personale, elemento essenziale anche per un positivo progresso sociale.

Questa idea di base mi ha condotto a prender parte a progetti completamente differenti tra loro: da esperienze in cui è un algoritmo ad azionare l’airbag di una giacca tecnica per moto, a quelle in cui l’articolo best seller di collezione è un raffinato abito da donna in organza di seta.

Esperienze cross over, attraverso segmenti casual-upper casual, del lusso, dello sport, per uomo, donna ed anche bimbo, nelle categorie merceologiche del ready to wear ed accessori

Su cosa e con chi stai lavorando in questo momento?

“Nel segmento ‘trainers’ mi sto dedicando principalmente a due progetti. Con Premiata® abbiamo creato la famiglia ‘SIZEY’, in cui racchiudere i progetti più contemporanei e con un posizionamento di mercato più alto rispetto alla linea ‘WHITE’, con cui il marchio ha esordito in questo segmento verso la fine degli anni ’90. Con la FW20, invece, abbiamo introdotto un modello running, la ‘Sharky’, e un modello basket, la ‘Drake’, entrambi pensati con un forte storytelling sempre più necessario per la divulgazione via social.

Con la SS19 è nato anche Hidnander®, un progetto ‘anti icon’ che rivendica valori concreti e affidabili e che reinterpreta gli archetipi di stile. Un progetto che si rivolge ai curiosi e agli outsider, ai disillusi e agli individualisti, alle persone che fanno domande e vanno alla ricerca di significati. Prodotto interamente in Italia, la collezione uomo e donna, si sviluppa nelle categorie Ready to Wear e Trainers che portano con sé uno stridente riconoscimento, comfort e dissonanza”

Come sei arrivato al mondo degli accessori moda?

“Sul finire degli anni ’90, ho avuto la fortuna di collaborare con il brand che, per primo, ha portato lo ‘sport’ all’interno dei negozi moda, l’archetipo dell’Athleisure: Napapijri Geographic.

Con l’iconico anorak “Rainforest”, ancora oggi in trend tra gli adolescenti, lanciammo le borse in cotone batavia e, avendo solo pochi modelli di calzatura/pedula, inserimmo la categoria sneakers, sviluppata dapprima con il Calzaturificio Buttero e successivamente con Bonis S.p.A. Ho iniziato così il mio percorso nel mondo degli accessori moda e calzatura”.

Come ti organizzi quando devi iniziare un nuovo progetto creativo?

“Non ho un metodo prestabilito. Il primo pensiero è per l’innovazione, che implica originalità e fluidità. Cerco di introdurre qualcosa di nuovo da destinare al target consumer a cui si rivolge il progetto e, legato a questo aspetto, immagino uno storytelling, strumento essenziale perché l’idea possa trovare il necessario supporto di comunicazione e arrivare al consumatore finale.

La miglior ricerca possibile da cui trarre ispirazione, invece, è viaggiare e lasciarsi contaminare da un numero di culture sempre più ampio”.

Quale momento della costruzione di una collezione ti piace di più?

“La ricerca dei materiali e le tecniche di costruzione che, insieme, possano amplificare un’idea originale e renderla ancor più unica”.

Hai lavorato per molti marchi sportivi. Un segmento di mercato di grande successo in questo momento. Come vedi evolversi questo trend?

“Viviamo un’epoca in cui il look deve agevolarci nei gesti della vita quotidiana. Le aree pedonali diventano sempre più ampie, le metropolitane sempre più capillari, quindi anche il solo gesto di camminare molto di più per recarci sul luogo di lavoro, di studio o anche a una semplice cena, lo rende necessariamente più atletico. Il successo del settore sneaker, quindi, è un fenomeno sociale prima ancora che di moda. Lo Sport, le sue caratteristiche tecniche, saranno sempre più determinanti nello sviluppo delle future collezioni fashion”.

Sostenibilità. Cosa ne pensi e, nel caso, come la interpreti?

“Essere sostenibili è una necessità imprescindibile, dobbiamo considerare ogni risorsa accanto a noi preziosa e unica, già predisposta in natura al suo stesso riciclo. E non terrei conto del solo aspetto ecologico, ma anche dell’equità sociale, il rispetto delle persone, dei lavoratori e dei consumatori.

La mia interpretazione è semplicemente contraria alla moda, basata sempre più spesso sulle tendenze impulsive, dove il prodotto ha un ciclo di vita molto breve e che porta ad un elevato accumulo di sprechi. Preferisco creare prodotti timeless, più duraturi”.

Qual è il percorso formativo ideale per un ragazzo che voglia intraprendere una carriera nel mondo degli accessori moda?

“Tutti i grandi artisti e designers sono prima di tutto grandi lavoratori. Consiglierei loro di acquisire le conoscenze tecniche di base e successivamente di sforzarsi a entrare in contatto con sensibilità e culture differenti rispetto al proprio luogo di origine”.

Film, libro, fumetto, musica, luogo che più ti hanno colpito di recente?

“ANIMA, il cortometraggio musicale ricco di significati, interpretato da Thom Yorke (frontman dei Radiohead), rachiude il film e la musica che mi hanno più colpito.
Il libro di Trevor Noah, “Nato fuori legge”, che parla di questioni tanto attuali quanto importanti per il nostro futuro.
Luogo? Certamente il Vietnam, che ho visitato in modo approfondito. Lì nasce e risiede la resilienza”.